Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  lunedě 04 aprile 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
I veri brogli elettorali in Italia imbarazzano l’UE

di Michael Meyer-Resende e Michaela Küfner

Pubblichiamo la traduzione di un op-ed publicato dall'International Herald Tribune che descrive alcune delle anomalie che si sono avute in Italia nel corso della campagna elettorale per quanto riguarda l'accesso ai media . Per farlo, il prestigioso quotidiano internazionale, ha usato i dati del Centro D'Ascolto per l'Informazione Radiotelevisiva gestito da decenni dai radicali.

Se da un lato l’Unione Europea promuove la democrazia in tutto il mondo, dall’altro le mancano gli strumenti efficaci per verificare lo stato della democrazia nei suoi stessi stati membri. Le recenti elezioni in Italia sono un esempio di questo problema.

 

Silvio Berlusconi ha denunciato brogli nel conteggio dei voti e si è rifiutato di riconoscere la vittoria di Romano Prodi. E’ vero, non c’è niente di male a percorrere vie legali per cercare di risolvere i problemi del dopo elezioni, ma i brogli in questo particolare voto sono iniziati ben prima che i seggi venissero aperti.

 

Quando l’UE controlla le elezioni in altri paesi, un occhio di riguardo viene prestato all’accesso ai mezzi d’informazione che è garantito a tutti i partiti. Ed è in questo che le elezioni italiane non hanno rispettato gli standard democratici.

 

Il problema della proprietĂ  dei canali televisivi in Italia è noto: Berlusconi ha un influente controllo di tre importanti canali nazionali, che godono di piĂą del 40% dell’audience nazionale, mentre allo stesso tempo l’esercizio di un certo controllo sulla televisione pubblica è una sua prerogativa in virtĂą della sua carica istituzionale. L’interrogativo prima delle elezioni era se questa anomalia avrebbe davvero avuto un impatto nella programmazione televisiva. Sì, lo ha avuto.

 

Secondo i dati raccolti da un istituto per il monitoraggio dei mezzi d’informazione, il Centro d’Ascolto, i partiti del centro-destra hanno avuto il 70% dello spazio sui canali di Berlusconi e solo 30% quelli dell’opposizione. Uno di questi canali è stato multato ripetutamente per alcune settimane di seguito dall’autoritĂ  garante per le telecomunicazioni per aver dato a Berlusconi un chiaro e sleale vantaggio. Il denaro però non è mai stato un problema, così il canale in questione ha pagato alcune centinaia di migliaia di euro ogni settimana ed ha continuato con la sua programmazione faziosa. La parzialitĂ  a favore di Berlusconi è addirittura peggiorata quando la campagna elettorale ha avuto ufficialmente inizio, cioè quando le regole per la campagna non venivano applicate.

 

Alcuni commentatori ora dicono che la sconfitta di Berlusconi è la prova che il dominio dei media non è così cruciale. Ma si tratta di una visione assolutistica dell’impatto dei media. E’ impossibile misurare l’esatta influenza dei media sulle scelte elettorali. Indubbiamente però le emittenti televisive nazionali principali influenzano notevolmente l’opinione pubblica. Se così non fosse, gli osservatori internazionali per le elezioni non dovrebbero avere il diritto di criticare i programmi televisivi faziosi in Ucraina o in Russia.

 

Una simile parzialitĂ  è particolarmente importante in una contesto molto combattuto, come quello dell’Italia, dove le parti sono state divise da un impercettibile 0,1%. Ma al di lĂ  della questione sul chi ha vinto, qualsiasi differenza nei risultati è ovviamente importante per la stabilitĂ  del nuovo governo. Preoccupa il fatto che questi problemi strutturali della televisione italiana non vengano ancora affrontati. In questo senso, l’OSCE e le Nazioni Unite hanno giudicato inefficace una legge approvata nel 2004.

 

Anche i cambiamenti apportati all’ultimo minuto dal centro-destra al sistema elettorale rappresentano un problema. Alle democrazie fragili viene detto che i sistemi elettorali dovrebbero essere cambiati soltanto per ragioni buone e oggettive, dopo una consultazione tra i partiti principali e il pubblico e mai poco prima di un appuntamento elettorale. Il sistema elettorale italiano è stato cambiato in tutta fretta verso la fine del 2005. Per sua stessa ammissione, il centro-destra ha affermato di sperare che la nuova forma proporzionale avrebbe giocato a suo vantaggio.

 

I fallimenti delle elezioni italiane sono un imbarazzo per l’UE. I deficit democratici all’interno di uno stato membro possono contaminare l’intero sistema dell’UE, dato che tutti i governi nazionali fanno parte della legislatura UE.

 

I problemi dell’Italia inoltre indeboliscono la credibilitĂ  dell’UE come promotore globale della democrazia. L’UE spende centinaia di milioni di euro per sostenere la democrazia all’estero, osserva decine di elezioni all’anno e monitora il livello di democrazia in quei paesi che cercano di diventare membri dell’Unione. Può inoltre fare la voce grossa sui deficit democratici dei suoi vicini all’est, Ucraina e Bielorussia.

 

L’UE non invia i suoi osservatori in occasione di elezioni nei suoi stati membri e, fatta eccezione per la drastica opzione di espellere uno stato dall’Unione, non è dotata di meccanismi capaci di verificare gli standard democratici nel suo interno. A meno che l’UE non trovi un sistema per affrontare questo peggioramento degli standard democratici, la sua credibilitĂ  come bastione di democrazia continuerĂ  ad essere messa in discussione.

 


NOTE


Michael Meyer-Resende and Michaela KĂĽfner work for Democracy Reporting International, a Berlin-based group that promotes the development of democracy.
Traduzione di Matteo Angioli